Della storia di G.G.
dal racconto di Mariagrazia Rispoli drammaturgia di Gea Martire
regia di MARIANO LAMBERTI
Per il taglio grottesco e ironico che lo contraddistingue, il monologo de “Della storia di G.G.” si può facilmente ascrivere nel registro della “black comedy”.
La storia della donna che subisce la dolorosa perdita del padre ma che prova allo stesso tempo un alquanto irrefrenabile attrazione per l’uomo che ha il compito di sotterrarlo.
Si presta bene così ad una buona dose di humour nero.
L’idea è quella di rendere attraverso due personaggi distinti queste due contrastanti emozioni all’interno della stessa persona (dolore e piacere, lutto ed Eros, …), rappresentando questa sorta di sdoppiamento psichico con due diverse personalità.
Dalla rimozione del dolore della perdita si genera quindi un doppio sé che agisce sente e vive in maniera diametralmente opposta: tanto l’uno è fragile, luttuoso e si esprime con toni veri e dolorosi, tanto l’altro è perfido, beffardo e usa toni da femme fatale di provincia. I due personaggi si alternano, si danno la mano, altre volte si fanno la guerra, in una sorta di girandola schizofrenica che si fa via via sempre più grottesca e divertente.